Questa è stata una settimana strana, iniziata con una notizia triste e scandita da temporali estivi che scuriscono il cielo all’improvviso per lasciarlo poi più luminoso.
Una settimana veloce, più delle altre, ma sospesa. Fatta di un tempo in attesa di capire dove andarsi a collocare.
Una settimana di gente indignata da chi non protesta senza disturbare, di discussioni su quanto la forma possa allontanarci dalla sostanza, di quanto il civismo possa essere un esercizio prima di tutto fatto di ascolto reciproco. Del perbenismo di chi ritiene che non si possa essere disturbati dalle statue degli stronzi.
Una settimana densa, di momenti piccoli e intensi tutti attaccati. Di riflessioni e stanchezza e abbracci stretti e saluti.
È una settimana che annuncia l’estate in un anno che s’è mangiato l’inverno e in cui tutto deve essere fatto con la distanza perfetta, quella giusta per non stare troppo lontani da vite diverse dalle nostre che dobbiamo imparare a comprendere, e a non stare troppo vicini, che ci si sputa addosso.