2019, Luglio. (Parte 1)

L’ultimo anno è stato sorprendente. Non ho vinto alcun montepremi, non ho raggiunto particolari vette o ricevuto riconoscimenti speciali.

Nell’ultimo anno ho fatto una vita più o meno ordinaria, in modo decisamente normale. Eppure mai prima, ho avuto l’impressione di avere questa energia: questa voglia di tentare, di mettermi alla prova, di ascoltare per scoprire, guardare per capire.

Intorno a me si è mossa una piccola rivoluzione di vita, ma l’unica cosa che è cambiata veramente, sono io.

La casa

Due anni fa lasciavo (con grande sofferenza) la casa in cui ho vissuto felice per molti anni. Presa dalla necessità mi sono trasferita in fretta in un piccolo appartamento di due stanze e un bagno scassatissimo, che aveva una luce bellissima ed era stato abitato per anni da persone felici. Mi era parso immediatamente che si trattasse di due ragioni sufficienti per sentirmi a casa. E casa lo è diventata, un po’ alla volta, mentre sbrinavo il frigo o cercavo di recuperare le chiavi volate nella tromba dell’ascensore, quando entrando riconoscevo il profumo delle mie piante, o quando uscendo i vicini mi fermavano a fare quattro chiacchiere. Anche quelli cinesi: “Ciao, tu sentile lumole che viene da sopla?” – “Fate un bordello della madonna sciura mia, ma che vuoi che ti dica siete la metà della Germania, almeno i piccoli si divertono?”

Gli amici

Chi come me ha cambiato spesso città sa bene che una delle cose più complicate dello spostare le tende altrove è dover ricominciare a costruire legami sinceri e solidi di amore e amicizia. Io mi sono sempre sentita un po’ più nomade che sedentaria, ma questo non mi impedisce di riconoscere un’occasione preziosa nelle persone cui sento di corrispondere, né mi aiuta a soffrire meno del distacco quando cambio città. Ho incontrato persone speciali in ogni città in cui ho vissuto o in cui sono stata per un po’. Quanto culo, signori. Quanto culo. L’esperienza meneghina è diversa dalle altre però, in questi anni a Milano (quasi dieci ormai) ho vissuto vite diverse, cambiato case, amori, lavori, (auto, libri, fogli di giornale…) e questo ha significato spesso muoversi flessibilmente tra tanti rapporti e conoscenze. Quest’anno ho avvertito il bisogno di scegliere e l’ho fatto sopratutto per affinità umana. Le persone a cui voglio bene sono quelle con cui ho il piacere di condividere qualcosa per davvero, anche solo uno scambio sincero di idee. Spesso è tutto un percorso ad ostacoli tra vite e ritmi diversi, ma non è mai la frequenza a determinare il valore di un rapporto. Sento di aver sedimentato rapporti importanti, con persone che mi conoscono profondamente, di aver intessuto relazioni sincere con persone che hanno una qualità umana incredibile. Sono persone che abbraccerei, tutte le volte, perché mi rendono migliore. E infatti spesso, le abbraccio.

Io e il presente

Robertì, tu escì, tuoccccch e femmen“.

La dimensione del presente è la più difficile da abitare, ci mettiamo dentro tutto quello che abbiamo ereditato dal passato e tutto quello che desideriamo dal futuro. La proiezione è un’occasione perduta: quella di armarsi e partire, vivere, sperimentare, provare. Non c’è un luogo, se non l’arena, in cui potremo esercitare il nostro diritto alla vita e non c’è alcun modo perfetto di farlo, quindi go get it. Se lo raccontate e non lo state facendo, se lo immaginate e non lo state costruendo, vi state perdendo un pezzo di realtà. Rispetto a come affrontare i dubbi o le paure (io sono campionessa mondiale in quest’ultima disciplina), c’è una sola cosa che mi sentirei di consigliare: siate sinceri con voi stessi, sempre e fino in fondo. Indulgenti, rilassati, amorevoli, ma sinceri. Qualche volta brutalmente se serve, farà male, ma poi andrà meglio.

La solitudine

Vivere da sola dopo anni di case e vite condivise, mi ha portato ad esplorare la solitudine. Ho scoperto che la solitudine è una condizione sana e a tratti necessaria, per me. Non siamo mai soli, se non ci sentiamo soli. Gli altri sono fondamentali, vitali, eppure cercare dei momenti con me stessa è come creare l’occasione per fare ordine. Funziona, mi fa bene. Pratico la solitudine, insomma.

Questi due ultimi anni sono stati necessari a recuperare tutto quello che avevo perso di vista di me stessa.

Talvolta si attuano degli schemi che ci distraggono. Si sviluppano dinamiche in cui ci muoviamo sempre allo stesso modo, negli anni, perché è l’unico che abbiamo imparato. E il modo per riuscire a danzare non sempre è continuare a farlo, nonostante tutto, qualche volta è necessario ricominciare dai primi passi. Rimettersi in piedi, cercare nuovamente il senso dell’equilibrio, riprendere a camminare, correre, solo poi sarà nuovamente il tempo di danzare.

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