2021, quindi.

Quindi.

Da giorni penso a come mettere insieme bene o almeno discretamente, qualche parola di senso sull’anno trascorso.

Mi faccio aiutare dalle liste solitamente, quando cerco di chiarire pensieri disordinati. Vivo di liste a dire il vero: dalla spesa al lavoro, alle cose belle da ricordare. Ma oggi quello che mi aiuta nel tirare le somme è tracciare una linea tra il passato e quello che arriva dopo. Il passato è andato e non si può cambiare, ma quando non possiamo più cambiare le cose e non stiamo più girando per farle funzionare tutte, le vediamo molto più lucidamente per quello che sono. Nei giorni che arrivano dopo, quindi, possiamo infilare quello che abbiamo imparato mentre giravamo. Che bravi quelli che capiscono le cose anche mentre piroettano, io solitamente arrivo dopo, dopo le piroette e anche dopo il mal di testa che m’hanno procurato. Ma piroettare è già qualcosa, se penso che c’è chi gira su una ruota come un criceto, arriva subito il sollievo.

Quest’anno ho studiato molto più di quanto non abbia studiato negli ultimi 5 o 6 anni della mia vita. E questo, intendiamoci, non significa necessariamente che io abbia imparato di più che negli anni precedenti, ma sicuramente che ho maturato una nuova curiosità, più profonda e più lenta, quasi analogica direi sebbene sempre più avida. È una conquista. Ho concluso un Executive Master in Comunicazione d’Impresa dopo 8 mesi di studio e lavoro che hanno richiesto pazienza a me e tolleranza alle persone intorno a me. L’aula è un posto speciale: tornare studenti da adulti è una possibilità preziosa e più studio, più vorrei imparare. Quello che non so mi sembra incredibilmente vasto oggi, eppure non ho mai saputo così tanto e non ne sono mai stata così consapevole.

Quest’anno ho messo a fuoco chiaramente che tutti abbiamo bisogno di qualcuno, di uno, che crede profondamente in noi e ci abilita rispetto a imprese più grandi. Poi la mia amica Giulia lo ha detto con le parole perfette in una dedica personale:

“tutti abbiamo la possibilità di fare grandi cose, se abbiamo qualcuno che crede in noi e ci accompagna con un sorriso e un consiglio sempre pronto”.

Non so se sia mentoring, amicizia o altro ancora, ma l’ho sperimentato e verificato negli anni, i bravi capi, allenatori, colleghi, compagni di squadra, compagni di vita: sono la cosa migliore che potrebbe capitarci e sono la cosa che fa la differenza nella costruzione del futuro, ogni giorno, e quindi nel presente.

Ho capito che mi piace osservare e lasciarmi stupire da quello che ancora non conosco. Mi appassiona quello che posso imparare e mi piace l’idea di costruire con quello che so. Preferisco attraversare strade che ancora non esistono per creare percorsi nuovi e farne porti sicuri per chi arriverà dopo. È un sentimento nitido che ho iniziato a provare negli ultimi 6 o 7 anni, non lo definirei attivismo. Non lo è. È piuttosto piacere nel creare e far esistere cose che prima non esistevano. Mi piace creare spazi fatti di condivisione e complicità, dove si lavora insieme ed è così che si diventa migliori. Mi piace creare solchi che siano visibili e riconoscibili. Che possano essere varcati da altri, che possano diventare fondamenta di qualcosa.

Quest’anno ho imparato ad avere meno paura, perché ho avuto paura molto spesso. Ho avuto paura di non avere soluzioni, di aver preso decisioni sbagliate, di non trovare una strada adatta a me e ho capito che la miseria, talvolta, è salvifica. Quando la pochezza si svela siamo salvi. C’è sempre un punto in cui le cose possono rompersi: se non ci sentiamo capiti, valorizzati, supportati, aiutati, assistiti. Ecco, stare in quel punto lì, saperci stare, non per soccombere, ma per vivere, semplicemente vivere, è un’occasione di libertà. L’errore è evitare a tutti i costi i momenti di verità, che per quanto deludente, ci libera da aspettative, volere, dispiaceri, dandoci un’occasione rara: sentirci per chi siamo e partire dalla spinta che la verità è in grado di restituirci.

Quest’anno ho imparato che non si rifugge il dolore, non si rifugge il dispiacere. Ci si sta dentro, gli si fa spazio e poi lo si lascia andare. Per chi come me, è fondamentalmente un’ottimista cinica (al punto da farsi piacere la paura – vedi sopra), non ha alcun senso guardare sempre il verso bello della medaglia. La simpatia spesso fa questo scherzo qui: Vedo il dolore, lo neutralizzo con una battuta (io in una short sentence). Tuttavia, la sfida è imparare a fronteggiare il verso brutto delle cose e poi ad andare oltre. Alla veneranda età di 37 anni ho capito che, alla fine, non si vince niente. Nel mentre ci si può lasciare attraversare dalla bellezza e le scoperte però, senza farsi trascinare dalle correnti, ma facendosi solidi, diventando un albero che abbraccia la terra con le radici e il cielo con i rami, che sa sopravvivere all’inverno anche se perde le foglie rigogliose della primavera e i frutti ricchi dell’estate, per ritornare a fiorire non appena pronto, più forte o almeno ancora vivo, al punto da fiorire. Dovremmo pensarla meno questa vita e viverla, semplicemente viverla. Tanto alla fine, avremo comunque qualcosa da rimproverarci e, se non fosse così, probabilmente è perché staremo mentendo.

Ho scoperto che la mancanza del mare è una questione atavica che non perde intensità, ma assume nuove sfumature. Ora spesso chiudo gli occhi e immagino di passeggiare al mare, i ristoranti al mare, il risveglio con il caffè al mare: un posto dove non c’è granché, ma hai comunque gli occhi pieni di bellezza. Ho scoperto che stare nel presente è un esercizio, ma non di stile, è un esercizio vero, utile, oserei dire di sopravvivenza e quindi un esercizio necessario.

Quest’anno vorrei stare bene. Lo dico tutto d’un fiato, senza respiri e senza virgole.

Che suona semplice, sì, ma la semplicità è un’arte così rara da mettere a punto che la maggior parte delle persone continua a inondarla d’altro. Senza retorica, senza super poteri, continuando a fare memoria (che poi sono screenshot la maggior parte delle volte) di storie, parole e immagini. Continuando ad ascoltare, a raccogliere. Continuano a guardare verso strade e persone. Continuando a crescere.

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