Le regole del gioco che fai con la tua ombra

E’ come se arrivasse poi, improvvisamente, qualcuno a mischiare tutte le carte sul tavolo e tu, che stavi giocando da così tanto e avevi imparato perfettamente tutte le regole di quel gioco non potessi far altro che saltare in piedi nervosamente.
E pontifichi e piangi e poi discuti e ti arrabbi.
Ma non ti fermi mai. Non sai bene se sia inerzia, ostinazione o tenacia. Ci sono giorni in cui ti lasci portare dal disordine, aspettando solo che passi quel momento, e altri in cui caparbiamente metti tutta te stessa in quell’unico passo avanti che farai. 
E così finisci per ritrovarti a camminare verso casa una notte d’estate a Milano, e ti misuri con l’ombra che ti disegna sul pavimento. Vedi i tuoi capelli corti, la canottiera lunga che cinge un pò i fianchi e tende a segnare bene ogni curva anche nel riflesso definito sul marciapiede. 
Ascolti la tua musica in cuffia e mentre la testa dondola pensi che ritrovarsi a parlare del nulla sul divano di un’amica, fare le scale di corsa in discesa e cantare nell’androne del palazzo per sentire l’eco della tua voce, è decisamente diverso da tutto quello che ti saresti aspettata, ma ti riconosci.
Ti chiudi alle spalle la porta e giri la chiave tante volte quante puoi per poi appoggiarti sfinita alla parete e togliere le scarpe, finalmente.
Quella nell’ombra non sembreresti neanche tu a tante persone, ma forse, il trucco era proprio tutto lì, ricordarsi che di regole non ce ne sono. Non ce ne sono mai state.

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