Una sera d’estate, quest’estate.

Una sera d'estate, quest'estate.

Una sera d’estate, quest’estate, ho pianto pensando: “Oh, cazzo sono felice. Di nuovo.”
E non dovevo nulla a nessuno: nessun grazie, nè prego. Per la prima volta c’eravamo solo io e la vita. Lei m’aveva sfidato a crederci e ad uscire dal territorio tracciato di quello che io consideravo ‘casa’. Da tutto ciò a cui avevo dato il senso del centro.

Sei solo uno fra mille tasselli che la vita si diverte a comporre. Sei l’unico a conoscere il tuo valore, sei la tua stessa strada e solo chi avrà la forza e il coraggio di attribuirti quel valore, guardandoti in mezzo a mille altri tasselli e sentendoti diverso dal resto, ti riconoscerà. La bellezza passa dagli occhi di chi ci guarda. Ma la felicità, quella no: sta in una parrucca verde, nelle smorfie con cui rispondi al sole, nella forza con cui impari a ridere di te e ad amarti per quello che sei. Prima di chiunque altro. Meglio che chiunque altro.

Niente, ho ritrovato questa foto e ho ricordato una cosa importante: siate realisti e smettete di credere nelle favole. Ma inventate storie fantastiche e giocate, piuttosto, tutti i giorni, per tutta la vita.

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