Se c’è una cosa che ho avuto da sempre, sebbene negli anni abbia assunto modi e forme diverse di manifestarsi, questa è il cosiddetto “baricentro basso” (in senso figurato, s’intende).
Quando ero bambina una cara amica di mia madre le disse, in mia presenza: “Sonia, tua figlia riesce ad adattarsi a situazioni differenti con persone differenti senza alcun problema, si adatta come l’occorrenza richiede, mai un accenno di disagio. Non è scontato”.
Che fiera che ero. Lo ricordo ancora.
Era vero. Ma solo negli anni ho compreso il potere che avesse questo tipo di “attitudine”, tanto da ricercarla poi io stessa negli altri.
Per “baricentro basso” si intende quella lucidità per cui si sta nelle cose della vita fino in fondo, senza agitazione, con equilibrio, senza isterismi.
Questa attitudine, che si è via via strutturata con la crescita e la formazione, mi insegna, mi aiuta e, qualche volta, mi salva.
Tra le varie cose, mi ha educato a cercare troppo velocemente delle soluzioni. Il pensiero è l’anticamera dell’azione, l’azione è volta alla risoluzione.
Questo processo è negli anni diventato sempre più immediato, per saltare quanti più gradini possibili, accorciare tempi e distanze, giungere alle risposte. In fretta.
È come se mi rendessi conto tutto d’improvviso che questo tipo di automatismo mi ha abituato ad evitare le sofferenze come con le bandierine in uno slalom. Che poi non ci riesco mai, è chiaro, ma il tentativo è evidente. E (oh, magari poi nego tutto), ma soffrire serve. Esiste un tempo utile anche per le sofferenze. E quel tempo non andrebbe compresso da alcuna emergenza di controllo o risolutiva.
Perché tanto quanto nelle gioie e nei grandi entusiasmi, la sofferenza ci dice qualcosa di noi, ci dice tanto di noi. Ci dice cosa vogliamo davvero e cosa tolleriamo appena. Cosa aspettiamo e cosa desideriamo. Ci dice chi siamo in un preciso momento, che finirà, ma che forse ci avrà cambiato. Ci dice che ci siamo, fino al collo, vivi e reattivi di fronte ai nostri desideri e alle nostre insoddisfazioni, alle frustrazioni e alle ambizioni. Ci aiuta a definirci nuovamente, ci aiuta a cambiare pelle. Ci indica che stiamo andando da qualche parte, anche quando non sappiamo se “camminiamo giusto o sbagliato”.
La nostra fretta di star bene, di sistemare le cose, chiarire gli equivoci, qualche volta è solo ansia di stare male.
Ma quello che proviamo va bene, sempre, così com’è.
Senza fretta.