Oggi è iniziata con gli occhi gonfi di tensione, le occhiaie resistenti e paffute, il cielo grigio ad incorniciare il brusio della gente in metro fino al fischio di inizio, alle 9.
Il lavoro, le cose, la gente, la mail, gli abbracci, le (troppe) chiacchiere.
Il lavoro, le cose, la gente.
Ho camminato a piedi fino a casa, scoperto di aver lasciato le chiavi in ufficio solo una volta arrivata.
Sono stata l’imprevisto di mio fratello, che prima di darmi il mazzo di chiavi di scorta e riportarmi a casa in moto, con il vento fresco a ricordarci che non è ancora davvero primavera, mi ha fatto ridere e cenare.
Portone, ascensore, porta.
Casa.
I vicini ascoltano “At least” o qualcosa del genere.
I piedi scalzi, le voci sopra, i pensieri dentro.
Non è ancora primavera.
Ma arriverà, il vento caldo delle serate estive.