Dodici mesi fa, alla fine dell’anno andato, raccoglievo tutto quello che mi ero persa e che avevo ritrovato di me come se avessi avuto la possibilità di scoprire una bellezza mai vista prima: quella per cui le persone smettono di giustificarsi continuamente per quanto si sentono poco amate o troppo inadeguate. Quella in cui assumendosi la responsabilità dei propri sentimenti, dei propri errori e dei vari tentativi, si accoglie la possibilità sincera di ridere dei propri fallimenti nel continuo tentativo di fare bene, egoisticamente e generosamente bene.
E mi sentivo pronta a tutto ciò che sarebbe arrivato dopo quel momento per poi scoprire che non lo ero affatto e che quindi, si, non ci sarebbe stato miglior modo di andare avanti.
L’anno è andato così velocemente e così tanto intensamente che quasi sembra essermi passato addosso. Mi ha accolto e sfidato a verificare, ogni volta, se si fosse spostato davvero qualcosa dentro di me. Ogni volta mi ha messo alla prova e ogni volta mi ha lasciato scoprire nuove vite e volti di me che mai avrei immaginato.
I giorni delle grandi amarezze e i giorni vissuti a pieno uno per uno, senza necessariamente caricare di peso quello a cui mi avrebbero potuto condurre. I giorni delle gioie profonde e inaspettate, quelli delle grandi coalizioni contro le scelte difficili e il coraggio delle grandi rinunce.
I giorni della consapevolezza che anche dalla seconda fila si possa fare la differenza e che piuttosto che brillare in prima con il vestito migliore, spesso, sia molto più appagante rimanere qualche posto più indietro e provare a fare delle parole sostanza. I giorni in cui l’arte di tacere si è fatta forma di saggezza e altri in cui il parlar chiaro non ha accettato mezze misure. La forza di riuscire a dire “no” e la voglia di capire chi mai sarebbe stato pronto a concedermelo.
La paura di non essere pronta a sostenere i pesi e le sfide, la voglia di provarci. Gli occhi puntati su di lui, con il cuore tremante ma gonfio.
I giorni trascorsi ad imparare, le ore correndo a cercare soluzioni, per paura che la vita mi metta lo sgambetto. Gli amici che riempiono lo spazio di spessore e che mi lasciano essere chi sono davvero, ovunque io sia, qualunque sia l’ora in cui arrivo (che per inciso è sempre e comunque tardi), gli appuntamenti incastrati fra le troppe cose che improvvisamente faccio, ma tanto ci si trova sempre per inventare ancora storie, tante parole e tanti propositi.
La vita impastata con i pensieri così tanto che il tempo è improvvisamente diventato meno di quel poco che avevo, e non ce n’è più per starmene a pensare. E’ arrivato improvvisamente il momento di fare così tanto che a stringere i pugni non ci sta quasi nulla, neanche a braccia larghe lo contengo tutto quello che improvvisamente devo vivere piuttosto che stare a contemplare. Le cose diventano vere solo quando smetti di pensarle e di scansarti, perché possano colpirti in pieno e per quanto complicate, è solo così che gli lasci la possibilità di sorprenderti profondamente.
Ed è proprio così che ho scoperto che la felicità si fa cosa piccola e preziosa: come le buste con le arance che porto via dal mercato al sabato e il tè servito per chi ha voglia di berlo con me. Ho scoperto che la fatica fatta per raggiungere la vetta di un’alta montagna è niente se mi attende un uomo nato con il gene della felicità.
M’è parso di comprendere che ciò che gira intorno più o meno velocemente non ha sempre tempo di ascoltare o voglia di capirmi, ma continua così forte a raccogliere quello che posso dare da non peccare mai d’avarizia nel riportarmi a pescare continuamente da ciò che rimette a mia disposizione.
E mi scuso fin d’ora per tutto ciò che non sarò in grado di fare bene come vorrei in questo nuovo anno, per tutte le risposte che non saprò dare, per tutte le volte in cui oscillerò nel poter essere migliore o peggiore di ciò che sono, per tutti i dubbi da cui mi lascerò prendere. Ma se è cadendo che ho imparato a rialzarmi, è passeggiando che ho avvertito la voglia di correre. Spero di avere fiato io, nel 2014.
Che il vostro anno sia assurdo e meraviglioso, complicato e sorprendente, solare e caldo. Che vi accompagni nelle corse e vi coccoli nel riposo. Che vi diverta nei momenti di noia e vi dia un motivo per continuare ad andare nei momenti di stanchezza.
Che vi lasci stanchi e felici.